Collocazione: Arco 71 |
Tipologia monumento: Monumento collettivo |
Dimensioni: 172x89 cm |
Stato di conservazione: Iscrizione integralmente leggibile |
Autori: - |
Lingua: Italiano |
Trascrizioni iscrizioni: ANTONIO / BRINA / 1839 / 1915 / ISABELLA / CAVAZZONI / 1846 / 1915 / HANNO QVI COMVNE IL SEPOLCRO / COME EBBERO IN VITA COMVNE L'AFFETTO |
Simboli/iconografia: Croce, Eucarestia, Fiori |
Commenti artistici:
Questa cappella è forse la più originale del cimitero di Guastalla: interamente rivestita di marmi pregiati e brecce colorate è progettata intorno al contrasto simbolico fra corona di spine e rose. La struttura architravata che funge da ingresso è concepita per intrecciare agli elementi architettonici grossi rami spinosi in ferro battuto, che avvolgono minacciosi i capitelli e si sviluppano entro l’apertura superiore dell’arco. L’assenza di fogliame e il modo in cui si intrecciano, ricordano i fili spinati delle trincee: siamo infatti nei primi anni di guerra. La cappella viene costruita subito dopo il 1915, anno di morte di entrambi i coniugi Brina. Al centro del pesante architrave è collocato un bassorilievo di bronzo che presenta un Cristo morto circondato da angeli piangenti. Il modellato, basso e a piani larghi, è ispirato direttamente allo stile di Leonardo Bistolfi. In netto contrasto con queste immagini di mestizia, un grosso cancello di ferro battuto si presenta come un roseto riccamente fiorito, di fattura raffinatissima. Dolore e dolcezza, sofferenza temperata dall’amore: questa l’immagine della vita (e della morte) che l’anonimo progettista della bellissima cappella trasmette a chi si ferma ad osservarla. L’alta qualità della progettazione e dei manufatti ricorda l’ambiente bolognese di Aemilia Ars, al quale sono legati gli abili artigiani del ferro battuto Sante Mingazzi e Pietro Maccaferri.
Questa cappella è forse la più originale del cimitero di Guastalla: interamente rivestita di marmi pregiati e brecce colorate è progettata intorno al contrasto simbolico fra corona di spine e rose. La struttura architravata che funge da ingresso è concepita per intrecciare agli elementi architettonici grossi rami spinosi in ferro battuto, che avvolgono minacciosi i capitelli e si sviluppano entro l’apertura superiore dell’arco. L’assenza di fogliame e il modo in cui si intrecciano, ricordano i fili spinati delle trincee: siamo infatti nei primi anni di guerra. La cappella viene costruita subito dopo il 1915, anno di morte di entrambi i coniugi Brina. Al centro del pesante architrave è collocato un bassorilievo di bronzo che presenta un Cristo morto circondato da angeli piangenti. Il modellato, basso e a piani larghi, è ispirato direttamente allo stile di Leonardo Bistolfi. In netto contrasto con queste immagini di mestizia, un grosso cancello di ferro battuto si presenta come un roseto riccamente fiorito, di fattura raffinatissima. Dolore e dolcezza, sofferenza temperata dall’amore: questa l’immagine della vita (e della morte) che l’anonimo progettista della bellissima cappella trasmette a chi si ferma ad osservarla. L’alta qualità della progettazione e dei manufatti ricorda l’ambiente bolognese di Aemilia Ars, al quale sono legati gli abili artigiani del ferro battuto Sante Mingazzi e Pietro Maccaferri.
Note monumento:
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